AhlolBayt News Agency (ABNA)

source : Parstoday
sabato

19 dicembre 2020

20:00:53
1097471

Libia, l’Italia in ginocchio da Haftar

Con l’umiliante passerella di Bengasi imposta loro per ottenere la liberazione dei pescatori sequestrati il premier Conte e il ministro degli Esteri Di Maio si sono trasformati nel prezzo del riscatto impostoci dal generale.

ABNA24 : Il vergognoso cedimento segna il definitivo tramonto del nostro paese trasformatosi da potenza di riferimento a valletto di un capo-milizia della nostra ex-colonia. “Mio Dio come sono caduta in basso” è il titolo di un celebre film degli anni 70. Mezzo secolo dopo è la triste sintesi della “debacle” italiana in Libia. Un debacle che giovedì 17 ha raggiunto il suo punto più basso. Grazie all’esibizionismo politico di un Giuseppe Conte convinto che una foto simbolo possa riparare agli errori e alle assenze di una concreta e costante azione politica siamo diventati lo zimbello del Mediterreaneo.Mai, prima d’ora, s’era visto un Presidente del Consiglio andare in processione da chi gli aveva sequestrato degli italiani e li aveva usati per ricattare il nostro paese. Grazie a questo tragicomico finale oggi tutti sanno che rapire degli italiani non garantisce solo congrui riscatti, ma anche l’opportunità di indirizzare le politiche del nostro governo (o almeno di quello attualmente in carica) e piegarlo ai propri voleri. Questo è quanto il generale Khalifa Haftar ha ottenuto grazie al sequestro dei due pescherecci di Mazara del Vallo e i 108 giorni di prigionia imposti agli equipaggi composti da 8 italiani, 6 tunisini, 2 indonesiani e 2 senegalesi. Per capirlo basta ricostruire gli eventi del primo settembre quando le motovedette del generale affiancano i pescherecci Antartide e Medinea costringendoli ad attraccare al porto di Bengasi. Quel blitz è stato preceduto, in mattinata, dall’ incontro a Tobruk tra il ministro degli esteri italiano Luigi di Maio e il Presidente del parlamento Aguila Saleh. Quel colloquio organizzato ignorando un Haftar dato erroneamente per finito è un errore fatale. Un errore che un ministro degli Esteri degno di quel titolo non avrebbe mai dovuto compiere. Certo Haftar, messo momentaneamente da parte da Russia, Egitto ed Emirati e costretto, settimane prima, ad accettare un inglorioso cessate il fuoco firmato proprio da Saleh è sicuramente in difficolta. Ma è pur sempre l’incontrastato comandante di un esercito che controlla la Cirenaica e, almeno sulla carta, tre quarti della Libia.

342