per il capo di stato uscente e leader fin qui indiscusso della politica turca, Recep Tayyip Erdogan. Dopo due decenni al potere i sondaggi lo danno in un serrato testa a testa con Kemal Kilicdaroglu, il leader del Partito Repubblicano del Popolo (Chp) a cui fa riferimento una coalizione di sei partiti. Il 14 maggio si gioca la prima battaglia per la guida dello Stato: nessuno dei quattro candidati, compreso Erdogan, sembra davvero avere la possibilità di superare il 50% delle preferenze già al primo turno, ed è dunque dato come molto probabile il ballottaggio fissato per il 28 maggio. Nelle politiche, secondo i sondaggi, la formazione di Erdogan, l’Akp, dovrebbe mantenere la maggioranza. “Mi fido di voi, lavorerò per voi, combatterò per voi. Porterò pace e tranquillità in questo paese. Andrà bene”, ha detto nel suo ultimo comizio Kilicdaroglu. Economista di 74 anni, è riuscito a mettere d’accordo un fronte molto eterogeneo, composto da nazionalisti, liberali e socialdemocratici, coeso su un programma che prevede il superamento dell’iperpresidenzialismo, l’istituzione di un sistema centrato sul parlamento.
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