Ci sono stati gli interventi del presidente francese Macron, del premier olandese Rutte, del premier spagnolo Sánchez, del segretario generale dell'Onu Guterres e del neoeletto presidente dell'Argentina Javier Milei.
A Davos è presente anche il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian, il quale ha avuto diversi incontri con alti funzionari di Arabia Saudita, Inghilterra, Slovenia, Georgia ed Armenia. Nei suoi bilaterali il capo della diplomazia di Tehran ha discusso oltre le questioni di interesse comune gli ultimi sviluppi internazionali in special modo la guerra genocida del regime sionista a Gaza. Secondo l’IRIB il ministro Abdollahian ha parlato anche delle recenti operazioni anti terrorismo dell’Iran in Iraq, contro una sede del Mossad e in Siria contro una base di Daesh (Isis) e contro la base del gruppo Takfiri di Jaish al-Zolm (Jaish al-Adl) in Pakistan. Proprio su quest'ultimo raid, il titolare agli Esteri iraniano ha precisato che a essere preso di mira è stato "un gruppo terroristico iraniano e nessun civile del Pakistan, Paese amico e fratello, è stato colpito dai missili e dai droni iraniani. È stato bersagliato il sedicente gruppo Jaish al-Adl, che è un gruppo terrorista iraniano, il quale ha trovato rifugio in certi luoghi della provincia (pachistana) del Balucistan".
Il ministro iraniano ha assicurato che il dossier del gruppo terrorista "è stato discusso molte volte con i responsabili pachistani", precisando però che "noi non accetteremo che la nostra sicurezza nazionale sia minacciata e non abbiamo alcuna riserva né esitazione quando sono in gioco i nostri interessi nazionali". Sull'attacco a Erbil, in Iraq, ha spiegato che "non è stato un errore, ma era diretto a un luogo in cui erano dislocati elementi del Mossad", il servizio segreto estero di Israele. "Questi elementi del Mossad avevano condotto operazioni terroristiche in Iran e Israele ha accertato la loro responsabilità. Quindi abbiamo attaccato con precisione i loro posizionamenti usando missili guidati di precisione", ha detto poi il capo della diplomazia di Tehran dal palco svizzero.
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