10 maggio 2025 - 20:47
Source: ABNA24
L’esperienza del JCPOA, la roadmap della diplomazia iraniana nei negoziati

Il Leader della Rivoluzione ha ripetutamente sottolineato l’inutilità dell’esperienza dei negoziati con gli Stati Uniti, e oggi l’Iran ha basato il suo percorso di dialogo esattamente su questa esperienza.

Secondo l’agenzia stampa AhlulBayt (A) – ABNA – citando l’agenzia Mehr, Nafiseh Abdollahi: «Negoziare con gli Stati Uniti non è intelligente, saggio né onorevole e non ha alcun impatto sulla risoluzione dei problemi del paese; il motivo? L’esperienza!» Questa chiara affermazione del Leader Supremo della Rivoluzione Islamica, pronunciata il 19 febbraio 1403 durante un incontro con i comandanti dell’Aeronautica dell’esercito, delinea chiaramente il percorso e la natura dei attuali colloqui indiretti tra Iran e Stati Uniti; un percorso che non si basa sulla fiducia, ma su un’esperienza costosa. Questa posizione non è semplicemente una critica, ma traccia un quadro strategico per il nuovo corso della diplomazia iraniana.

Tre round di negoziati indiretti tra Iran e Stati Uniti si sono svolti in un clima dominato, più di ogni altra cosa, da una sfiducia strutturale; una sfiducia radicata nell’esperienza costosa del “JCPOA” e chiaramente illustrata nelle recenti dichiarazioni del Leader Supremo della Rivoluzione Islamica.

L’accettazione delle condizioni dell’Iran da parte degli Stati Uniti; un inizio da una posizione di forza

Uno degli aspetti strategici dei recenti negoziati è stata l’accettazione delle condizioni dell’Iran da parte degli Stati Uniti. A differenza del passato, questa volta la Repubblica Islamica dell’Iran ha dichiarato fin dall’inizio che i colloqui si sarebbero svolti esclusivamente nel quadro della questione nucleare, senza toccare i dossier missilistici o regionali; una condizione che gli Stati Uniti, nonostante l’iniziale desiderio di discutere questioni complementari, alla fine sono stati costretti ad accettare.

Inoltre, contrariamente all’opinione comune, questa volta la sede dei negoziati è stata proposta dall’Iran e determinata in coordinamento con l’Oman; un cambiamento che dimostra che Teheran non è un attore passivo in un campo progettato da altri, ma ridefinisce le regole del gioco con un’iniziativa politica.

Colloqui senza aspettative mediatiche

A differenza del clima mediatico e delle aspettative infondate createsi durante i negoziati per il JCPOA, questa volta nessuno dei principali funzionari iraniani, nemmeno il team di negoziatori, ha parlato di un accordo imminente o di una rimozione immediata delle sanzioni. Questo approccio cauto non è un segno di debolezza, ma di realismo dopo un’esperienza costosa.

La scelta di negoziati indiretti porta con sé un importante messaggio diplomatico: non solo non c’è fiducia negli Stati Uniti, ma non è nemmeno necessario sedersi nella stessa stanza di negoziazione. Questo messaggio è chiaro e diretto sia per l’opinione pubblica interna che per i circoli politici internazionali.

Posizioni ferme contro l’ostilità americana

Un’altra dimensione importante del processo attuale è la coerenza nel linguaggio ufficiale della Repubblica Islamica contro le politiche ostili degli Stati Uniti. I principali funzionari del sistema, dai capi dei tre poteri ai negoziatori e ai portavoce ufficiali, continuano a criticare il comportamento degli Stati Uniti con la stessa chiarezza del passato. Questa coerenza di posizione è un segnale della preservazione del discorso di resistenza nel cuore della diplomazia.

La Repubblica Islamica ha fin dall’inizio espresso chiaramente le sue linee rosse, dichiarando esplicitamente che qualsiasi deviazione dal quadro della questione nucleare significherebbe la fine dei negoziati. Ancora più importante è la consapevolezza dell’opinione pubblica interna di queste linee rosse. Anche il popolo si aspetta che i colloqui si concentrino esclusivamente sui diritti nucleari della nazione iraniana e sulla revoca effettiva delle sanzioni.

I negoziati indiretti tra Iran e Stati Uniti a Mascate, Roma e altre tappe, indipendentemente dal risultato finale, hanno trasmesso un messaggio importante al mondo: la Repubblica Islamica dell’Iran conduce la diplomazia da una posizione di forza, esperienza e intelligenza. Gli Stati Uniti questa volta sono stati costretti ad accettare le condizioni dell’Iran, a cambiare il percorso dei negoziati e a impostare il quadro del dialogo a un livello accettabile per Teheran.

Questa è proprio la politica di “dignità, saggezza e interesse” sottolineata dal Leader della Rivoluzione; una politica che non ignora l’amara esperienza del passato, ma persegue nuove opportunità con fermezza e pazienza.

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