1 luglio 2025 - 14:19
Source: ABNA24
Lettera dell'Iran al Segretario Generale e al Presidente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU a Seguito dell'Attacco alla Prigione di Evin

La Repubblica Islamica dell'Iran, in una lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite e al Presidente del Consiglio di Sicurezza, ha chiesto un'indagine immediata e seria sull'attacco del regime sionista alla prigione di Evin.

Secondo l'agenzia di stampa internazionale AhlulBayt (AS) - ABNA - "Amir Saeid Iravani," Ambasciatore e Rappresentante Permanente della Repubblica Islamica dell'Iran presso le Nazioni Unite, in una lettera al Presidente del Consiglio di Sicurezza e al Segretario Generale delle Nazioni Unite, riguardo alle malvagità del regime sionista contro il nostro paese e all'attacco alla prigione di Evin, facendo riferimento alla precedente corrispondenza sulle estese, ingiustificate e premeditate azioni militari aggressive del regime israeliano contro la sovranità e l'integrità territoriale della Repubblica Islamica dell'Iran, ha espresso la profonda e più severa condanna della Repubblica Islamica dell'Iran per l'attacco intenzionale e illegale di questo regime alla prigione di Evin a Teheran, avvenuto lunedì 23 giugno 2025, alle ore 10:30 del mattino, ora locale.

Nella lettera si afferma: "Questo attacco, deliberatamente condotto contro una prigione civile chiaramente riconosciuta, costituisce una violazione palese e flagrante del diritto internazionale umanitario, del diritto internazionale dei diritti umani e dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite. Come diretta conseguenza di questa sconsiderata azione aggressiva, sia a causa dell'impatto diretto dell'attacco, sia a causa dei danni psicologici derivanti, un gran numero di civili, inclusi agenti di polizia penitenziaria, personale carcerario, familiari dei detenuti in visita e gli stessi detenuti, sono stati martirizzati. Le infrastrutture vitali della prigione, inclusa l'infermeria, la porta d'ingresso, la cucina e le sale colloqui, sono state completamente distrutte. Un gran numero di civili, tra cui donne e bambini, sono rimasti gravemente feriti. Il corpo senza vita della signora Zahra Ebadi, assistente sociale della prigione, e del suo figlio di cinque anni, Mehrad Kheiri, sono stati trovati sotto le macerie tre giorni dopo l'attacco."

La lettera sottolinea che "il deliberato targeting di un centro di detenzione che ospita persone sotto la custodia del governo, costituisce una violazione flagrante del diritto internazionale, inclusa la Sezione 33 della Quarta Convenzione di Ginevra che proibisce esplicitamente l'applicazione di punizioni collettive, intimidazioni e atti terroristici contro persone sotto custodia. Questa azione viola anche le 'Regole Minime Standard delle Nazioni Unite per il Trattamento dei Detenuti' (note come Regole di Nelson Mandela) che garantiscono il diritto dei detenuti all'accesso ai servizi sanitari e medici senza discriminazione. Inoltre, questo attacco ha anche violato i principi fondamentali di distinzione nel diritto internazionale umanitario; un principio che impone a tutte le parti di distinguere in ogni momento tra obiettivi civili e obiettivi militari."

La lettera prosegue: "La distruzione delle strutture mediche della prigione, in particolare, ha completamente eliminato la possibilità di fornire cure urgenti e salvavita ai detenuti gravemente malati. La crisi umanitaria derivante da questa situazione e le gravi difficoltà logistiche hanno gravemente compromesso la capacità di proteggere i diritti dei detenuti e di garantirne la sicurezza. Il caos e il terrore causati da questo attacco brutale hanno esposto tutti i detenuti, in particolare donne e altri gruppi vulnerabili, a pericoli gravi e imminenti. La natura inaspettata di questo attacco ha privato le autorità della Repubblica Islamica dell'Iran di ogni opportunità di adottare misure protettive, nel quadro degli obblighi nazionali e internazionali. Dopo l'attacco, il governo della Repubblica Islamica dell'Iran è stato costretto a trasferire immediatamente i sopravvissuti a questo attacco ad altri centri di correzione; un fatto che ha portato a un grave sovraffollamento e a una pressione aggiuntiva su meccanismi già fragili."

Data la gravità e l'efferatezza di questo orribile e atroce crimine, la Repubblica Islamica dell'Iran chiede con forza al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e al Segretario Generale delle Nazioni Unite di:

  1. Condannare risolutamente l'attacco del regime israeliano alla prigione di Evin come una grave violazione del diritto internazionale umanitario e del diritto internazionale dei diritti umani;

  2. Chiedere conto agli autori di questo crimine, ai sensi del diritto internazionale, per aver commesso crimini di guerra e crimini contro l'umanità; e

  3. Adottare tutte le misure necessarie per prevenire il ripetersi di tali atti atroci che non solo mettono in pericolo la vita dei civili sotto custodia ma minacciano anche le fondamenta dell'ordine giuridico internazionale.

Questo attacco è considerato un'azione pericolosa e inaccettabile che acuisce la crisi e che riguarda il principio di responsabilità collettiva della comunità internazionale nel sostenere lo stato di diritto e nel salvaguardare i diritti e la dignità di tutte le persone, inclusi coloro che sono in detenzione. La Repubblica Islamica dell'Iran è fiduciosa che Lei e la Sua stimata organizzazione sotto il Suo comando, affronterete questa questione con la dovuta urgenza e serietà.

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