2 luglio 2025 - 13:37
Source: Parstoday
Al-Akhbar: L'industria nucleare iraniana autoctona non si distruggerà mai

Un quotidiano libanese in lingua araba ha scritto: Nonostante l'attacco statunitense agli impianti nucleari della Repubblica Islamica, la natura autoctona dell'industria nucleare iraniana, insieme alle sue tecnologie avanzate, ne ha reso impossibile la distruzione.

 il quotidiano libanese "Al-Akhbar" ha scritto che il 6 aprile 2006 l'Iran ha annunciato ufficialmente che, arricchendo l'uranio al 3,5% per scopi pacifici e civili, era entrato a far parte del gruppo dei paesi dotati di potenze nucleari e aveva un ciclo completo di produzione di combustibile nucleare. Questo era il risultato di un lungo percorso svolto interamente all'interno dell'Iran, dall'estrazione dell'uranio alla produzione di energia.

Il quotidiano libanese ha aggiunto: "Tuttavia, nel linguaggio occidentale e arabo, i reattori sono spesso equiparati agli impianti nucleari, mentre sappiamo che gli impianti nucleari sono più spesso definiti centri di produzione e non contengono materiali radioattivi pericolosi o reattivi".

Il 13 giugno 2025, il regime sionista, in palese violazione del diritto internazionale e della sovranità nazionale della Repubblica Islamica dell'Iran, ha lanciato un'aggressione militare contro alcune aree di Teheran e di altre città iraniane, tra cui gli impianti nucleari del Paese. In questo atto d'aggressione, numerosi scienziati, militari e civili iraniani sono stati martirizzati.

Inoltre, in continuità con questa aggressione, domenica mattina (22 giugno), gli Stati Uniti hann attaccato direttamente i siti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan, entrando di fatto a far parte nella guerra del regime sionista contro l'Iran. In risposta a queste azioni, il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, citando l'Articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, ha sottolineato che la Repubblica Islamica si riserva il diritto di utilizzare tutte le opzioni per difendere i propri interessi nazionali e la sicurezza del suo popolo.

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