27 maggio 2025 - 23:44
Source: Parstoday
Scrittrice palestinese: In media occidentali e arabi, gente come me viene eliminata, con una bomba o con un titolo!

Una scrittrice palestinese ha definito i media occidentali e arabi complici del regime sionista nel genocidio della popolazione di Gaza.

 Alaa Radwan, che ora vive al Cairo, ha scritto in una nota pubblicata dal sito web di analisi di notizie inglese Middle East Eye: "Israele ha ucciso la mia famiglia e distrutto la mia casa, e il mondo intero stava a guardare". Secondo l'IRNA, questa scrittrice palestinese ha lasciato Gaza con i suoi figli per sopravvivere al genocidio, ma ogni giorno sta vivendo il peso dello sfollamento.

Radwan ha scritto del brutto ricordo della distruzione della sua casa a Gaza: La nostra casa era nel quartiere Nasser di Gaza City. Ogni angolo custodiva il ricordo delle nostre risate e ogni stanza era testimone delle nostre lacrime. Immagina cosa si prova a perdere tutto. Le pareti che avevo dipinto con cura; le tende che avevo scelto con amore, la cucina dove cucinavo per i miei cari; il corridoio dove i miei gemelli hanno mosso i primi passi; e una libreria piena di libri.

"È come se fossimo persone invisibili", ha proseguito Radwan. "Nei media occidentali e perfino in quelli arabi, gente come me viene eliminata, con una bomba o con un titolo".

La scrittrice palestinese ha inoltre scritto: "Per il mondo noi palestinesi siamo come i numeri di morti, feriti e sfollati e non ci considerano esseri umani".

"Per gli israeliani", ha aggiunto Radwan, "il trauma psicologico causato dalla guerra viene trattato dai media, ma a Gaza, il trauma psicologico causato dall'orrore della guerra è un privilegio che non ci viene concesso. I media occidentali cancellano la distinzione tra l'usurpatore e chi subisce atto di occupazione, tra raid aereo e razzi artigianali, tra assedio sistematico e resistenza".

La traduttrice palestinese ha scritto del gioco di parole dei media occidentali per difendere i crimini del regime occupante: "I media, con parole come prendere di mira i soldati o annunciare presumibilmente la diffusione di un video dei massacri, svolgono un ruolo importante nell'impedire che i crimini contro la popolazione di Gaza vengano visti".

Radwan ha aggiunto: "Nel massacro degli operatori sanitari a Rafah, nonostante le immagini in diretta della strage siano state trasmesse al mondo intero, i media occidentali hanno continuato a usare un linguaggio dubbioso e parole ambigue per raccontare questo crimine".

Sempre secondo la scrittrice palestinese "restare in silenzio di fronte ai crimini del regime usurpatore o pubblicare notizie a favore dell'occupante sia solo una questione morale". E poi ha aggiunto: "La questione non è solo morale, ma anche quella di registrare gli eventi nella storia. Di chi è il dolore registrato e di chi è il dolore cancellato? Ciò che conta sono le voci che plasmano l'opinione pubblica, la politica internazionale e la storia".

La traduttrice residente al Cairo ha inoltre scritto: "Non siamo solo numeri. Non siamo solo vittime. Siamo esseri umani, con nomi, ricordi e un futuro che abbiamo avuto. Meritiamo di essere visti. Non sono la prima a dirlo. Da decenni i palestinesi raccontano la loro storia al mondo. Ma ora, quasi 20 mesi dopo questo genocidio, ancora non ci hanno ascoltato. Il silenzio continua a essere più forte del rumore delle bombe e più pesante delle macerie delle case distrutte".

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