AhlolBayt News Agency (ABNA)

source : PARSTODAY
venerdì

14 ottobre 2022

18:45:08
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Petrolio, USA, Biden vuole rivalutare rapporti con Arabia Saudita

WASHINGTON - Le relazioni degli USA con l'Arabia Saudita sono diventate tese con Joe Biden alla Casa Bianca proprio al contrario del clima amichevole che ...

si era instaurata tra il suo predecessore Donald Trump e Mohammed bin Salman, malgrado le rivelazioni della CIA sul ruolo dello stesso principe saudita nell'omicidio del dissidente e giornalista del Washington Times Jamal Khashoggi con doppia cittadinanza americana e saudita. Ma dopo la recente visita di Biden a Riyadh tutto parlava di un miglioramento dei rapporti tra i due paesi. Finche' l'Arabia Saudita decide di unirsi ad altri membri dell'OPEC+ nella riduzioe di due milioni di barili di petrolio. La tensione tornata a regnare nei rapporti tra i Washington e Riyadh.

Petrolio non è un’arma e l’Arabia saudita non intende politicizzare questa risorsa». Prova ad allentare la tensione con Washington il ministro di Stato saudita per gli affari esteri, Adel al Jubeir, dopo il taglio annunciato dall’Opec+ della produzione globale di petrolio di due milioni di barili al giorno.

Intervistato dalla Fox news, Al Jubeir ha fatto il possibile per smentire che il taglio sia avvenuto di concerto con la Russia, uno dei paesi associati all’Opec+. «Il petrolio, ai nostri occhi, è un bene importante per l’economia globale, in cui abbiamo un grande interesse», ha affermato il ministro saudita prima di ricordare i legami storici tra Washington e Riyadh.

Ma le sue parole non bastano a stemperare la «delusione» profonda espressa qualche ora prima da Joe Biden che si sente tradito dal principale partner arabo.

Il presidente americano ha reagito ordinando al Dipartimento dell’Energia di mettere sul mercato a novembre 10 milioni di barili dalla Strategic Petroleum Reserve (SPR), la più grande riserva mondiale di greggio, istituita nel 1975. Un passo che preoccupa alcuni esperti.

La riserva di emergenza è già ai livelli più bassi dal 1984. Politico due giorni fa scriveva che Repubblicani e Democratici valutano diverse azioni, anche punitive, contro l’Opec+ ma appaiono tutte poco credibili.

Dopo il viaggio a Gedda di tre mesi fa che, tra le altre cose, aveva sancito la riconciliazione con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman – accusato di aver ordinato l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi-, Biden si attendeva da Riyadh una collaborazione più stretta, a cominciare dall’isolamento della Russia. E subito dopo il mantenimento di livelli elevati di produzione del greggio per contenere il costo del greggio e dare una mano alle economie occidentali minacciate da un quadro energetico sempre più preoccupante per le conseguenze delle sanzioni contro il Cremlino.

E invece i sauditi, di concerto proprio con la «nemica» Mosca, mentre gli Usa fanno di tutto per colpire Vladimir Putin, sono stati decisivi per il taglio della produzione.

"Stiamo valutando una serie di alternative, ma non è ancora stata presa una decisione finale", ha affermato Biden, aggiungendo di non rimpiangere il suo viaggio in Arabia Saudita. "La mia visita non ha riguardato solo il petrolio, anzi era incentrata sulla stabilizzazione della regione e di Israele", ha precisato per sottrarsi alle critiche che lo sommergono in queste ore.

Funzionari dell’Amministrazione Usa confermano che la Casa Bianca aveva fatto il possibile per impedire il taglio della produzione dell’Opec ed evitare che il prezzo della benzina negli Usa aumenti mentre si avvicinano le elezioni di medio termine e il Partito Democratico lotta per mantenere il controllo del Congresso.

Biden il mese scorso aveva spedito in Arabia saudita Amos Hochstein, l’inviato speciale per l’energia, e il funzionario della sicurezza nazionale Brett McGurk per discutere di questioni energetiche e della decisione dell’Opec+.

Intervistato dalla Reuters Ben Cahill, ricercatore presso il Center for Strategic and International Studies, ha affermato che i sauditi sperano che i tagli alla produzione garantiscano entrate sufficienti.

"Il rischio macroeconomico sta peggiorando. I sauditi sapevano che il taglio avrebbe irritato Washington ma stanno gestendo il mercato", ha spiegato.

A Riyadh puntano l’indice contro l’insufficiente capacità di raffinazione negli Usa e non condividono l’iniziativa americana per un tetto massimo del prezzo del petrolio russo che ritengono un meccanismo di controllo non di mercato che potrebbe essere utilizzato da un cartello di consumatori contro i produttori.

Negli Usa si sono convinti che l’Opec+ si stia progressivamente allineando con la Russia e al Congresso i Democratici hanno chiesto il ritiro delle truppe statunitensi dall’Arabia saudita.

"Pensavo che lo scopo principale della vendita di armi agli Stati arabi del Golfo Persico, nonostante le loro violazioni dei diritti umani, l’assurda guerra nello Yemen, il lavoro contro gli interessi degli Stati uniti in Libia, Sudan, fosse che gli arabi Golfo Persico avrebbero scelto l’America e non la Russia/Cina durante una crisi internazionale" ha scritto su Twitter il senatore Chris Murphy, un Democratico. Parole che rappresentano un attacco frontale alla decisione presa da Biden nei mesi scorsi di rilanciare le relazioni con Riyadh.