Crisi interna del regime
Martedi’, un gruppo di coloni anti Netanyahu, ha bloccato due arterie principali di due città nei territori occupati: la tangenziale Ayalon di Tel Aviv e la strada numero 4 a Even Yehuda. I manifestanti hanno invocato le dimissioni del primo ministro sionista, le nuove elezioni e un immediato accordo con Hamas per ritorno dei prigionieri dalla Striscia di Gaza.
Gli oppositori di Netanyahu lo accusano di continuare a temporeggiare per guadagnare tempo e ostacolare i colloqui di pace con Hamas, per ragioni politiche; “vuole restare al potere per evitare il processo di corruzione”. Inoltre, le famiglie dei prigionieri sionisti chiedono al regime di raggiungere al più presto un accordo con la resistenza senza perdere tempo e ad ogni costo e fermare questa inutile guerra a Gaza, che provoca non solo l’uccisione di palestinesi, che i loro prigionieri.
Oltre alle proteste interne contro il gabinetto di Netanyahu, i media riferiscono del conflitto tra ebrei estremisti (chiamati haredim in ebraico) e i soldati dell'esercito nei territori occupati. Il quotidiano sionista Yediot Aharonot ha riferito al riguardo: un gruppo di ebrei ultra-ortodossi conosciuti come "haredim" ha attaccato, ferendo due soldati nella zona occupata di Bnei Brak nel centro della territori occupati.
Va notato che alcune settimane fa la Corte Suprema israeliana ha stabilito che l’esercito deve iniziare ad arruolare gli haredim (uomini ebrei ultraortodossi). In Israele il servizio di leva è obbligatorio e dura 32 mesi per gli uomini e 24 per le donne, ma gli ebrei ultraortodossi sono da sempre esentati: è una questione molto discussa, che è diventata ulteriormente divisiva con l’inizio della guerra nella Striscia di Gaza e potrebbe creare ancora più problemi all’interno della coalizione che sostiene il regime conservatore del primo ministro Benjamin Netanyahu. Non è chiaro però con che modalità avverrà l’arruolamento, quando inizierà effettivamente e quante persone coinvolgerà.
Intanto i soldati dell’esercito hanno sparato per errore nella mattinata di martedì contro un'auto con a bordo i coloni, vicino a Ramallah, provocando tre feriti. La rete ebraica Kan ha riferito sempre al riguardo che i coloni sono residenti dell'insediamento sionista di Beit Lid in Cisgiordania occupata.
Proteste nel mondo
In seguito alle proteste globali contro Israele, l'agenzia di stampa palestinese Shahab ha riferito che gli attivisti della Corea del Sud hanno manifestato in segno di sostegno della Palestina, condannando l'occupazione e il genocidio di massa del regime sionista nella Striscia di Gaza, che dura da 9 mesi.
Negli Usa continuano le proteste dei sostenitori palestinesi contro il regime sionista e le politiche della Casa Bianca a sostegno del regime che uccide i bambini. A questo proposito, in solidarietà con il popolo palestinese della Striscia di Gaza, anche un gruppo di operatori sanitari irlandesi ha lanciato una campagna per chiedere un accordo sul genocidio di Tel Aviv a Gaza.
Le persone di molti paesi del mondo protestano contro i crimini commessi dal regime sionista a Gaza, e questi crimini continuano ancora.
La grande strage
Sabato l’esercito occupante israeliano ha preso di mira i palestinesi nel campo profughi di al-Mawasi, a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, commettendo un crimine orribile.
Il Ministero della Sanità palestinese nella Striscia di Gaza ha annunciato il martirio di 90 palestinesi e il ferimento di altri 300.
Sempre a questo proposito il capo della politica estera dell'Unione Europea, Josep Burrell, ha sottolineato che la strage dei profughi palestinesi significa oltrepassare tutti i confini, affermando che ciò che sta accadendo non è in alcun modo accettabile.
Distruzione degli edifici delle Nazioni Unite
Anche l'Agenzia dell’Onu per il soccorso e l'occupazione dei profughi palestinesi "UNRWA" ha annunciato dall’inizio della guerra a Gaza, il regime sionista ha distrutto più di 190 edifici e strutture appartenenti alle Nazioni Unite. Inas Hamdan, direttore dell'ufficio dell'UNRWA nella Striscia di Gaza, ha osservato in una conferenza stampa che “sfortunatamente, non esiste un posto sicuro nella Striscia di Gaza, e i rifugiati non sono in grado di trovare un posto sicuro e rifugiarsi lì".
Le ultime statistiche
Mentre le popolazioni del mondo continuano a protestare contro il genocidio in corso a Gaza, l’esercito sionista, con il sostegno degli Usa e dell’Europa, continua con la sua guerra nell’enclave sotto assedio, attaccando scuole, ospedali, edifici, zone residenziali palestinesi. I Parallelamente a bombardamenti e demolizioni di Gaza, il regime sionista blocca cibo, acqua, elettricità e carburante per tutti i residenti.
Da inizio della guerra genocida a Gaza, il 7 ottobre 2023, è di 38.664 il numero dei martiri palestinesi, i feriti superano 89.000 persone, mentre non si hanno notizie di oltre 10.000 persone. Inoltre, più di 1.900.000 residenti di Gaza sono stati sfollati dalle loro case, e la distruzione diffusa e la carestia minacciano la vita di dozzine di bambini.
Risposte della Resistenza ai crimini dei sionisti a Gaza. Israele e la carenza di carri armati
In risposta ai reiterati crimini del regime sionista a Gaza e in Cisgiordania, Hezbollah libanese ha attaccato con razzi e droni gli insediamenti sionisti, tra cui Kiryat Shmona e la regione di Al-Jalil nel nord dei territori occupati.
A questo proposito, il giornalista della rete Al-Mayadeen ha riferito lunedì sera che più di 50 razzi sono stati lanciati dalla parte libanese verso le posizioni del regime occupante nella regione della Galilea.
Anche i media ebraici hanno scritto al riguardo: Almeno 13 razzi sono stati lanciati contro Kiryat Shmoune.
In seguito a questi attacchi, il quotidiano americano Washington Post ha scritto nell'edizione odierna che il regime sionista non sarebbe pronto per una guerra con Hezbollah libanese, e l'opinione pubblica di Tel Aviv non accetta di diventare il bersaglio di migliaia di razzi lanciati dal Libano".
Hezbollah ha già il doppio delle forze dei combattenti di Hamas - prosegue il Washington Post -, e le sue armi sono quattro volte quelle della resistenza palestinese, compresi i missili intercettori.
Anche i leader militari del regime sionista affermano di non volere un nuovo fronte, in Libano, perché Israele avrebbe speso tutte le loro risorse nella guerra di Gaza e che i soldati sono esausti e stanchi e non sono pronti per una nuova guerra sul fronte settentrionale.
A questo proposito, il giornale sionista Yediot Aharonot ha ammesso per la prima volta in un reportage che l’esercito israeliano sta affrontando una crisi di carenza di carri armati dopo che i suoi tank sono stati ampiamente presi di mira nei conflitti nella Striscia di Gaza.
Per l’agenzia Al-Mayadeen, dopo la pioggia di razzi di Hezbollah sulla parte settentrionale dei territori occupati, che ha causato l’incendio e la distruzione negli insediamenti, i media in lingua ebraica hanno deriso il ministro della Guerra del regime Yoav Gallant, il quale durante una visita a Washington aveva avvertito che l’esercito israeliano sarebbe in grado di riportare il Libano “all’età della pietra” in qualsiasi guerra con i combattenti della resistenza libanese, ma insiste che il suo regime preferisce una soluzione diplomatica sul confine tra Israele e Libano.