Martedì, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha imposto nuove sanzioni a 50 entità e individui, sostenendo di aver preso provvedimenti contro una "rete bancaria clandestina" utilizzata dal Ministero della Difesa iraniano, dalle Forze Armate e dal Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, che sono sotto sanzioni statunitensi.
Secondo Pars Today, l’ambasciatore Irvani, intervenuto martedì ad una sessione ONU, ha bollato come crudeli le nuove sanzioni di Washington contro Tehran. "Loro (gli americani) attaccano e noi ci difendiamo di conseguenza".
Sempre secondo il rappresentante della Repubblica islamica dell'Iran alle Nazioni Unite, "a decidere questa guerra economica è la forza di volontà, non il potere di imporre sanzioni”.
Fin dai primi giorni dell’accordo sul nucleare iraniano, il governo degli Stati Uniti ha cominciato a ostacolare l’attuazione del BARJAM (Piano d’azione congiunta globale, JCPOA) con il presidente americano, Donald Trump, che ha annunciato nel 2018, il ritirato unilatere del suo paese da questo accordo internazionale, mettendo in atto la nuova tornata delle sanzioni illegali contro l’Iran.
Anche l’amministrazione democratica di Joe Biden, che all’inizio ha promesso di avere un approccio diverso da quello del suo predecessore Trump nei confronti dell'Iran e di ritornare al BARJAM, non solo non vi è tornato, ma ha imposto sanzioni aggiuntive alla Repubblica Islamica utilizzando vari pretesti come il programma di difesa dell’Iran, il suo programma di missili balistici, l’industria dei droni, il nucleare e diritti umani. Le azioni anti-iraniane di Biden, sono destinate però al fallimento sicuro.
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