AhlolBayt News Agency (ABNA)

source : Pars Today
domenica

9 giugno 2019

07:00:04
948477

Australia, caso ABC: a rischio liberta' di stampa

- Agenti della polizia federale australiana si sono presentati negli uffici di Sydney della rete televisiva pubblica ABC (Australian Broadcasting Corporation) nella mattinata di mercoledì per eseguire un mandato di perquisizione che, a tutti gli effetti, rappresenta un attacco con pochi precedenti alla libertà di stampa e informazione.

(ABNA24.com) - Agenti della polizia federale australiana si sono presentati negli uffici di Sydney della rete televisiva pubblica ABC (Australian Broadcasting Corporation) nella mattinata di mercoledì per eseguire un mandato di perquisizione che, a tutti gli effetti, rappresenta un attacco con pochi precedenti alla libertà di stampa e informazione.

Probabilmente non a caso, l’operazione ha preceduto di un solo giorno un altro episodio simile, diretto questa volta contro una giornalista responsabile di avere ottenuto e pubblicato informazioni riservate sulle intenzioni del governo di Canberra di ampliare sensibilmente i propri poteri di intercettazione delle comunicazioni elettroniche dei cittadini australiani.

L’irruzione nella sede della ABC è da collegare a un’indagine che la stessa rete aveva pubblicato nel luglio del 2017 sotto il nome di “Afghan Files”. La storia raccontava di operazioni militari clandestine condotte dalle forze speciali australiane nel paese centro-asiatico occupato che si erano talvolta concluse con l’uccisione di civili disarmati, tra cui alcuni bambini. Questi e altri crimini erano stati tenuti nascosti al pubblico in seguito all’intervento dei vertici militari.

Il raid rientra nel procedimento in corso contro l’ex militare australiano David William McBride, incriminato lo scorso marzo con l’accusa appunto di avere passato alla stampa documenti governativi riservati. Il mandato di perquisizione negli uffici della ABC cita il nome di tre giornalisti della stessa rete, tra cui il direttore delle news, Gaven Morris.

Il numero uno di ABC, David Anderson, ha espresso preoccupazione per un’operazione “decisamente insolita” ai danni di un network nazionale. Il blitz della polizia federale, ha aggiunto, “solleva preoccupazioni legittime per la libertà di stampa” e il diritto del pubblico di conoscere le questioni legate alla difesa e alla sicurezza nazionale. Il caso ha sollevato polemiche anche nel mondo politico, con le opposizioni all’attacco del governo appena confermato dalle urne.

L’incriminazione degli stessi giornalisti che si occuparono degli “Afghan Files” potrebbe essere presa in considerazione dalla giustizia australiana. Fonti interne alla ABC hanno infatti sostenuto che la polizia sta indagando in base a una violazione di un comma di legge che punisce la “diffusione di segreti” di stato e che non prevede eccezioni per i giornalisti. Per la polizia, invece, l’inchiesta avrebbe a che fare con un’altra sezione della stessa legge e che riguarda soltanto i funzionari pubblici responsabili di avere trafugato informazioni riservate.

e restano dubbi sulle intenzioni di criminalizzare i giornalisti e il loro lavoro, il raid di martedì nell’abitazione della reporter Annika Smethurst avrebbe già dovuto fugarli. Sempre la polizia federale australiana aveva perquisito telefoni cellulari e computer della giornalista del Sunday Telegraph nella sua residenza di Canberra. Anche in questo caso, le autorità erano alla ricerca di informazioni relative alla pubblicazione di segreti in grado di compromettere la sicurezza nazionale dell’Australia.

La vicenda risale all’aprile del 2018, quando la giornalista aveva firmato un articolo che rivelava come il governo intendeva ampliare i poteri dell’agenzia per la sicurezza nazionale australiana – ASD (Australian Signals Directorate). Membri dell’esecutivo discutevano cioè sull’ipotesi di approvare una misura che avrebbe consentito all’ASD di intercettare le comunicazioni elettroniche dei cittadini australiani solo con un permesso ministeriale e senza il mandato di un tribunale. Secondo la legge di questo paese, il monitoraggio delle comunicazioni è permesso solo alla polizia federale e ai servizi segreti domestici (ASIO), sia pure dietro mandato di un giudice, mentre entrambe le agenzie possono richiedere e ricevere solo “assistenza tecnica” dall’ASD.

Da allora, il governo non ha portato all’attenzione dei suoi ministri nessuna proposta in questo senso. Tuttavia, poco dopo l’uscita del pezzo sul Sunday Telegraph, la sua autrice fu denunciata alla polizia federale. L’ASD, d’altra parte, in passato aveva già collaborato clandestinamente con la sua controparte americana (NSA) nelle operazioni di sorveglianza di massa anche di cittadini australiani, come avevano mostrato i documenti pubblicati grazie a Edward Snowden nel 2013. Le discussioni che l’anno scorso stavano avvenendo all’interno del gabinetto riguardavano perciò quasi certamente un progetto per la legalizzazione di operazioni di spionaggio già condotte più o meno regolarmente. Se della proposta non se ne fece nulla è probabilmente a causa della costante crisi in cui il governo federale di centro-destra si trovava invischiato.




/129